Rio Ermolinus, cantiere forestale di Montarbu. Nelle acque sorgive del ruscello prolifera un allegro melting pot di trota macrostigma e trutta salmonata. La trota endemica sarda doc non esiste più, perita nella mescolanza genetica con altre specie. Le analisi confermano la diagnosi: non c’è purezza. Nel 2007 un progetto dell’Università di Cagliari, finanziato dalla Regione, decide di rimediare. Inizia la ricerca della trota perduta. Un viaggio di tre anni, iniziato in un fiume del Cixerri per finire con un tuffo all’ombra delle querce. La trota sarda è tornata a Montarbu.
Accurate indagini ittiche rintracciano popolazioni di trota sarda endemica pura (a rischio estinzione) nelle acque del rio Camboni, bacino idrografico del Cixerri. L’equipe di studiosi guidata da Angelo Cau e Andrea Sabatini analizza il dna (mitocondriale e nucleare) di 46 trote residenti nel rio Camboni. Il referto attesta la piena sardità del 100 per cento degli individui campionati. La popolazione del Camboni è numerosa e in buona salute. Si decide di prelevare un certo numero di esemplari per farli riprodurre in cattività. Nel 2007 le trote da riproduzione lasciano il Cixerri dentro una vasca colma dell’acqua sorgiva dove hanno vissuto. Viaggiano fino a Sadali, destinazione impianto ittico e vengono stabulate in alcune vasche circolari.
Il “trota resort” di Sadali è un quattro stelle a misura di pesce. Acqua sorgiva di Funtana Manna, temperatura costante tra 12 e 13 gradi, concentrazione di ossigeno pari a 8 /9 mg per litro. I riproduttori vengono marchiati con un sistema a getto d’inchiostro per controllarne la crescita. Ma le trote migranti non sembrano gradire. Rifiutano il cibo confezionato (mangimi pellettati), vorrebbero vermi lombrichi e larve. Sciopero della fame, in un silenzio ittico. Le silenti richieste vengono soddisfatte e dopo un periodo di ambientamento le trote sbafano anche il menu della casa. A Sadali stanno piuttosto bene. Tutti sembrano avere un occhio di riguardo per la loro salute. C’è un intera squadra che li tiene d’occhio a vario titolo nel corso degli anni: Rita Cannas, Francesco Palmas, Stefano Mascia, Sandra Marcia, Francesca Arru, Marco Pittitu, Stefano Vacca. Le trote vengono servite e riverite. Ma l’uomo non fa nulla per nulla e i pesci lo sanno. Poco dopo gli esemplari più grandi, separati per sesso in vasche diverse, vengono periodicamente manipolati. I tecnici premono dolcemente l’addome delle femmine fino alla fuoriuscita delle uova. Le trote sembrano gradire. Il tutto avviene in ambiente sterile, nel fotoperiodo naturale. Unica controindicazione quattro giorni di digiuno prima della spremitura. I maschi intanto erano stati messi in una vasca a parte, pronti per l’utilizzo. Dopo le femmine arriva il momento di spremere i maschi. Lo sperma viene raccolto con una piuma d’oca e mescolato alle uova. Quindi lasciato riposare per venti minuti. Come una torta fatta in casa. Venti minuti dopo le uova (fecondate) vengono risciacquate dallo sperma e messe negli embrionatori. Una trota di venti centimetri produce circa 220 uova. La schiusa avviene dopo 35/40 giorni.
TROTE DOC Appena fuori dal guscio l’avannotto misura 11,54 millimetri. Ha il corpo esile e diafano gli occhi grandi che occupano buona parte del capo. Non tutti i nuovi nati superano la fase di incubazione. Superata la fase critica vengono sottoposti ad un periodo di ambientamento. In vasche circolari. Sognano acque sorgive ma non tutti vedranno Montarbu. Alcuni sono destinati a fare i riproduttori e solo una piccola élite di privilegiati verrà trasferita a Rio Ermolinus.
A Montarbu nel frattempo i tecnici lavorano per preparare il loro arrivo. Non possono rischiare che le trote macrostigma con corredo genetico sardo puro possano mischiarsi (tendono a farlo) con le cugine trutta semplice. Quindi costruiscono una barriera elettrica (alimentata da pannelli solari) per isolare la porzione di fiume (recintata e delimitata da cartelli) destinata al ripopolamento. Il sistema è semplice: agli elettrodi viene applicato un voltaggio che, diffondendosi nell’acqua, produce un campo elettrico. Il pesce man mano che avanza sente una sensazione di formicolio nella muscolatura, sempre più sgradevole. Le regole sono queste: trote ibride a valle, trote pure a monte. Nessun contatto tra le due specie. E gli ibridi che soggiornavano in quel tratto sono stati gentilmente convinti a cambiare aria con l’aiuto dio due elettrostorditori. Ogni individuo non puro è stato catturato e portato oltre la barriera, nel ghetto degli ibridi, oppure nel fiume vicino all’Ermolinus, il rio Anus. Un po’ quello che qualcuno su al nord vorrebbe fare con i terroni. E guarda caso anche lì c’è un avannotto chiamato trota. Una mera coincidenza.
LA LIBERAZIONE Nei giorni scorsi gli avannotti, nella loro vasca di acqua sorgiva, sono stati trasferiti da Sadali a Montarbu. Sotto gli occhi dei loro padri putativi hanno messo le pinne nelle acque di Montarbu. Un applauso ha rotto il silenzio della foresta incantata che ora può vantare la presenza di pesci sardi doc. Agli avannotti vanno le raccomandazioni di rito: non provate a scendere a valle e occhio ai pescatori di frodo.
SIMONE LOI