“Ho letto con profonda tristezza le dichiarazioni, riportate dall’Unione sarda, del Sindaco di Galtelli’ e consigliere provinciale nuorese del Pd Soro, nonche’ dei due cacciatori Fumu e Canu.”
Affermazioni dalle quali traspare un preoccupante spirito tribale di sapore quasi secessionista, che mal si concilia, anzi non si concilia affatto, con la proverbiale saggezza che le genti del nuorese hanno sempre coniugato ad una squisita ospitalita’ .
Sbaglia il Consigliere Soro quando attribuisce la estensione dell’orario delle giornate di caccia (semplicemente riportato alla fascia oraria tradizionale, dall’alba al tramonto) alle pressioni di una fantomatica lobby venatoria cagliaritana. La decisione, presa dal Comitato Regionale Faunistico e dall’assessore Uras, rispecchia semplicemente esigenze che sono di tutti i cacciatori sardi, e consente tra l’altro di diversificare l’azione venatoria in modo tale da alleggerire la pressione sulla nobile stanziale.
Non c’e’ alcuna lobby che possa impedire ulteriori limitazioni all’interno delle autogestite (frequentate dai soli residenti di un singolo paese), e men che meno ne esiste una in grado di impedire all’amministrazione di sinistra che governa da tempo immemorabile la Provincia di Nuoro, e di cui Soro e’ autorevole rappresentante, di attuare severe politiche di controllo antibracconaggio.
Quel che emerge di concreto dalle parole del consigliere provinciale, insomma, e’ semplicemente un astioso campanilismo da filo spinato: tutto il contrario di cio’ che sono ed esprimono i nuoresi, cacciatori e non, che da decenni frequento, e che egli evidentemente non e’ in grado di rappresentare, offendendone, con le sue parole, la signorilita’ e la gentilezza.
Ricordo a questo pubblico amministratore che Cagliari accoglie volentieri, tutti i giorni, decine di migliaia di sardi che da ogni parte dell’isola, e anche dal nuorese, vi si riversano per accedere a servizi essenziali e anche ad occasioni di svago e di sport. Sono una presenza gradita che i cagliaritani accolgono in amicizia, e dalla quale, cosi’ come dalla caccia, nascono innumerevoli occasioni per far nascere e rinsaldare legami di ogni genere che rendono piu’ forte il senso di appartenere alla Nazione Sarda. Contro nessuno sono stati mai opposti steccati, barriere, ambiti territoriali; ci sembra giusto che anche per la caccia sia cosi’.
Non so se gli albergatori, i ristoratori, i titolari di bar e di riserve di caccia della provincia di Nuoro, che annoverano molti cagliaritani tra i loro clienti affezionati e abituali, si sentano rappresentati dalle parole poco avvedute di questo amministratore.
I cacciatori cagliaritani non sono ladri che –come dicono gli amici Fumu e Canu- fanno incursioni nel nuorese: sono sardi che esercitano liberamente il loro sport nella loro terra, pagano le tasse al Governo nazionale e alla Regione Sarda e sono quindi nel loro pieno diritto, unito ovviamente al dovere di comportarsi in modo civile e corretto nelle campagne, ovunque si trovino.
Anche da questa frequentazione sono nate tante amicizie, tanti rapporti umani, affettivi, imprenditoriali e di ogni genere, che stanno a dimostrare come la caccia sia un forte elemento di civilta’ in grado di unire le varie genti di Sardegna nel nome di tradizioni millenarie.
Ignazio Artizzu/ Consigliere regionale