Domenica, in un momento di relax,dopo aver ripulito e riposto i fucili nella rastrelliera mi sono soffermato davanti alla finestra ad osservare un branchetto di storni che sorvolava delle piante d’olivo e immediatamente sono stato rapito da quello spirito nostalgico che in questo periodo minaccia la stabilità di noi nembrotti.
Non so se sia ” colpa” della voglia di caccia o dei bei momenti regalatici in passato dalla stessa capaci di rapirci e stregarci non solo nei mesi di caccia cacciata ma per tutto l’arco dell’anno.
Sole, temperature miti , giornate più lunghe, olivastri ,asfodeli , rumore del mare, fucilate , tante fucilate (per dire la verità) e infinite emozioni.
Questo erano i mesi di febbraio e marzo e gli attori eravamo noi insieme ai nostri “amici” alati e alla natura che si risvegliava dal letargo invernale.
Giornate di festa , giornate di caccia equiparabili a una sagra paesana a cui tutti prendevano parte.
Non mancava nessuno, cinghialai, paperai, beccacciai, colombacciai;Tutti partecipavano al rito della caccia al tordo in questi mesi. Qualcuno, magari in maniera sporadica ma la maggior parte di noi in maniera sistematica.
L’accanito e assiduo tordaiolo viveva questo periodo in maniera cupa e adirata quasi infastidito dalla crescente concorrenza, gratuitamente offerta da coloro, che accantonati le altre pratiche venatorie ,volevano terminare la stagione in allegria.
Ma c’era spazio e selvaggina per tutti ,anzi era l’occasione per riallacciare vecchie e trascurate amicizie.
Che “spolli” in riva al mare; Capo Spartivento, Malfatano o addirittura le montagne che sovrastano la spettacolare spiaggia di Tuerredda, senza trascurare Castiadas,Villasimius, Triei, Baunei, Quirra, Tertenia, Arzachena, Siniscola…etc.etc.
Insomma , tanto per cambiare, tutta la Sardegna.
Ricordi di un bambino che ancora senza licenza di caccia, attendeva l’alba stando seduto intorno al fuoco e ammirando suo papà , maestro di vita e di caccia.
Il vecchio A300 appoggiato a un cespuglio di lentischio, le vecchie ranger winchester rosse o blu del n.10 sparse intorno alla “posta”, a testimoniare la “guerra” delle giornate precedenti e l’onnipresente amico a 4 zampe .
L’alba sembrava non arrivare mai , ma quella attesa aveva un fascino unico.
Si bruciava un Bossolo, si fantasticavano carnieri e “battaglie” epocali, e si vegliava nella speranza che nessuno potesse anticipare o disturbare “quel filo” buono.
Del resto non c’erano telefonini o ipad, non c’era facebook o twitter a rovinare l’attesa.
Poi iniziava a far luce e il sole portava i primi zirli e le prime fucilate.
Ricordi, ricordi di un tempo non così lontano.
Ricordi di pratica venatoria e di vita; del resto I giovani avevano l’occasione di allenarsi in vista delle stagioni future , i più piccoli aiutavano il cane nella raccolta dei selvatici e magari nelle ore di calma riuscivano a incarnierare il primo tordo , sparando a fermo con l’ausilio del buon padre.
Poi il pranzo, una profumata grigliata e prima del rientro serale una bella dormita al sole in attesa di quelle fucilate che fungevano da sveglia, visto l’avvicinarsi dell’ora del rientro serale.
Spesso non c’era il tempo pero di dormicchiare al sole in quanto il gran numero di selvatici costituivano un richiamo capace di farci abbandonare anzitempo addirittura il pranzo.
Allora via con un panino in mano, tra una cartuccia e un tordo.
Bei tempi vero… Tempi che difficilmente potranno mai tornare ( …e quel difficilmente è dettato dal cuore non dalla ragione).
Sono passati solo vent’anni, forse meno ma sembra passato un secolo; è arrivata la legge 157/92 , la 23/98 e il resto…è storia contemporanea.
Noi oggi abbiamo i ricordi, ma speriamo di avere un presente e magari un futuro.
Chissà se un giorno avremo ancora il modo di festeggiare il carnevale con un discreto carniere di tordi e magari ,tra una sfilata e l’altra , ammirare il nostro bambino cercare tra gli asfodeli l’ultimo selvatico della stagione.
Sperare non costa niente, ma l’importante è farlo con la consapevolezza che se vorremo ancora vivere e far vivere ai nostri figli momenti unici che solo una passione antica come la caccia sa regalarci, dovremo sudare molto di più delle proverbiali sette camicie.
Emanuele Farneti
1 Comment
In tante regioni sono già stati approvati i calendari venatori per l’ annata 2016/2017, come al solito qui da noi tutto tace.
chissà cosa ci riserveranno anche quest’ anno, le sorprese in negativo senz’altro non mancheranno mi auguro di conoscere
in anticipo a cosa andremmo in contro, in modo da poter valutare bene sia il caso di rinnovare o meno, non ho intenzione di ingoiare rospi
come lo scorso anno. Auspico che i nostri rappresentanti facciano quadrato e non scendano a compromessi al ribasso o elemosino nulla
preferisco lottare che arrendermi e alzare bandiera bianca di fronte ad un nemico senza valori.