Forte dell’esperienza accumulata in ambito venatorio mitteleuropeo, Antonio Meloni ha realizzato un AATV di tutto rispetto. La si può raggiungere attraversando Senis, piccolo paese dell’oristanese, e percorrendo alcuni chilometri di strada che risale dei bassi rilievi coperti da boschi di leccio, con fitto sottobosco di macchia mediterranea nella sua forma più classica. Arrivati in azienda, l’accogliente casa di caccia la cui sala da pranzo può ospitare decine di cacciatori, è arredata con classe, alcuni immancabili trofei arricchiscono le pareti, un enorme caminetto consente a tutti di godere del caldo tepore del fuoco.
Il motivo della mia visita sono i cinghiali, numerosissimi e abituati ad avere a che fare con i segugi. Questi ultimi, che durante la stagione venatoria hanno avuto a che fare con animali liberi, avranno più difficoltà nonostante il recinto avvantaggi l’azione dei cacciatori. In natura i cinghiali si alimentano nelle ore notturne e per fare ciò sono costretti a compiere degli spostamenti dalle aree di rimessa alle aree di pastura. Il percorso, mai lineare è comunque logico, le tracce lasciate dagli animali raramente si “doppiano”, il lavoro dei cani nel ripercorrere la passata è relativamente facile ad esclusione delle aree di pascolo nelle quali le tracce si intrecciano creando una matassa difficile da sbrogliare.
In recinto le cose vanno diversamente, i cinghiali hanno un’alimentazione naturale chiaramente integrata con mangimi, gli spostamenti durante la notte sono concentrati in un determinato territorio e la fase di accostamento è spesso più difficoltosa rispetto alle zone libere. Anche nella fase della seguita il cinghiale cambia abitudini, se nel libero tende a sfilare con più facilità (vento permettendo) la linea delle poste, in recinto gli animali che hanno accumulato esperienza durante le battute, difficilmente affronteranno le postazioni di tiro anche in condizioni di vento buono. Insomma le difficoltà sono tante e spesso non si riesce a portare a termine la quota prefissata.
Ma veniamo alla caccia.
Oggi in azienda il gruppo di cacciatori composto da persone provenienti da più parti della Sardegna, Bosa, Cagliari, Pula, Lanusei, ha fissato la quota a 4 cinghiali. I cani fermi da ormai 2 mesi hanno conservato la voglia di correre nonostante abbiano perso il tono acquisito dopo una intera stagione di caccia. Una volta sciolti danno vita ad una canizza determinata, gli animali in corsa sono diversi. Il primo ci sfila a poca distanza, affronta a gran velocità la posta a fianco alla mia che non fa in tempo a piazzare un buon colpo.
Poco male, gli animali sono talmente tanti da non lasciarci un minuto di relax. Poco dopo alcun cinghiali si fermano a breve distanza dalle poste, traditi da un vento non favorevole. Li sentiamo a pochi metri di distanza ma per vederli in posta dovremo aspettare parecchio.
Finalmente il primo cinghiale affronta l’ampia striscia tagliafuoco, partono alcuni colpi, il primo di Paolo Chessa si ferma in terra, il secondo di Luigi Deplano sfiora il petto del cinghiale ma sarà il terzo colpo (cal. 30.06 sparato da un Xpress Franchi di Paolo) a centrare in testa l’animale.
Dopo poco, un bel cinghiale seguito da uno più piccolo vengono costretti ad attraversare la linea delle poste ma i 2 colpi che Luigi fa in tempo a sparare andranno a terra.
Raggiunta la quota ci fermiamo e recuperiamo i cani che ormai stavano perdendo di tono.
La casa di caccia e l’ottimo pranzo offerto dallo staff di Antonio chiudono in bellezza una bella mattinata di caccia primaverile.
di Marco Loi