Agricoltori, Allevatori, Armieri, Cacciatori, Commercianti,
uniti in un’unica voce in difesa dei nostri diritti
1° Comunicato informativo – info: wlacaccia@gmail.com
Abbiamo deciso di acquistare questa pagina per informare su quanto accaduto ai danni degli Armieri, Cacciatori e alle Aziende che vivono grazie all’indotto creato dalla passione per l’attività venatoria. Non si vuole fare una battaglia per tutelare solo la caccia e i cacciatori, ma anche per tutto il patrimonio culturale Sardo, che abbraccia la nostra passione, che è di innegabile valore. Vogliamo tutelare le attività commerciali del settore, che per la nostra Isola rivestono una importante fonte economica. In Sardegna si contano circa 120 Aziende che vivono grazie all’attività venatoria, e a quanto ne deriva (Abbigliamento, bar, benzinai, generi alimentari, meccanici, ristoranti, Veterinari, ecc). Una stima per difetto ha stabilito un giro economico per la nostra Terra di circa 1.000.000 di euro per ogni giornata di caccia, questi introiti danno la possibilità di conservare il posto di lavoro a tanta gente.
In occasione della riunione del Comitato Regionale Faunistico avvenuta l’8 Gennaio scorso, i cacciatori sardi e le attività commerciali del settore hanno denunciato di aver subito una grande ingiustizia e un ingente danno economico. Nell’occasione si sarebbe dovuto modifica- re il calendario venatorio 2014/2015, (approvato a Luglio 2014 da un CRF decaduto), consentendo la caccia al tordo bottaccio nei termini stabiliti dalla L.R. n° 23/98 (artt. 48 e 49), e cioè 31 di gennaio. Se consideriamo, inoltre che gli studi dell’ex Ufficio Regionale della Fauna Selvatica ci danno punte massime di partenza del bottaccio a tutto il mese di Marzo, e altri studi nazionali e internazionali, confermano la pos- sibilità di poter cacciare questa specie e altre non solo fino al 31 Gennaio, ma, previo parere ISPRA, con posticipo fino al 10 Febbraio, in virtù dell’art. 18, comma 2, della legge n. 157/92.
In occasione del citato incontro, abbiamo avuto conferma che la Commissione Dirigente dell’Assessorato è prevenuta verso la nostra categoria. La stessa, prima della riunione chiedeva ai Componenti del CRF di presenziare alle sedute solo in rappresentanza dell’Ente di appartenenza, evitando di prendere posizioni personali (ESPRIMENDO LEGGITTIMI PARERI), di contro disattendeva le leggi vigenti e confermava senza nessuna ragionevole giustificazione la chiusura della caccia al tordo bottaccio all’8 di Gennaio.
Vogliamo informarvi inoltre, che l’Assessore, andando contro tutti i principi che vigono in democrazia, non ha permesso che venisse sottoposta ai voti una proposta di allungamento della caccia al tordo presentata e sostenuta da alcuni componenti del CRF, né di discutere gli altri punti. Per dovere di cronaca è bene sapere che nei giorni successivi alla riunione il Vice Presidente del Consiglio Regionale (On. Eugenio Lai) presentava un’interrogazione ampiamente motivata all’Assessore all’Ambiente, chiedendo le motivazioni per le quali la caccia al tordo fosse stata chiusa l’8 Gennaio, confermando che la scelta è immotivata e penalizzante per la categoria dei cacciatori e per le Aziende commer- ciali del settore. La presa di posizione dell’Onorevole Lai confermava la legittimità delle nostre richieste.
COSA VORREMMO
-Nel rispetto delle norme chiediamo un calendario venatorio definitivo e consono alle esigenze dei cacciatori fino dalla prima approvazione,
che per legge deve avvenire entro il 15 di Luglio;
- Un piano per il contenimento delle Specie Opportuniste, per venire incontro alle richieste dei tanti Agricoltori e Allevatori, che a causa di queste, in mora a divieti imposti, paga ogni anno perdendo oltre il 50 {92dce438c795f1a06f7ba1ca02a686d07c7097ced88756a63b00584505aa4d25} dei ricavi dell’attività di settore.
- La realizzazione di una seria e concreta attività di ripopolamento (Nobile stanziale e coniglio), ponendo in essere periodici lanci di selvaggina, impiegando a tal fine i fondi versati, in termini di tasse regionali, dagli stessi cacciatori e non utilizzando gli stessi per risarcire i danni provo- cati dalla fauna selvatica, considerato che l’obbligo di risarcimento grava, per elementare norma civilistica, in capo al soggetto cui appartiene la fauna e questo soggetto non può essere certo individuata nella categoria dei cacciatori.
-La caccia alla selvaggina migratoria al 31 Gennaio, come previsto nell’elenco dei succitati artt. 48 e 49 della L.R. n. 23/98, e fino al 10 Febbra- io, (previo parere ISPRA), in posticipo (art.18, comma 2 L. n. 157/92).
-La sospensione degli studi Anthus, in quanto risultano essere in palese contraddizione con tutti gli altri dati scientifici presenti in Italia. -Ricostituire l’Istituto Regionale della Fauna Selvatica, con il coinvolgimento dei dipendenti dell’Ente Foreste e coadiutori incaricati dalle AA.VV. che con un breve corso possono essere abilitati al monitoraggio e all’inanellamento. In questo modo si otterrebbe un notevole rispar- mio di denaro pubblico, uno studio più attendibile e certificato, direttamente controllato dalla Regione Sardegna.
-La Partecipazione alla programmazione delle spese derivanti dagli introiti delle tasse versate dai cacciatori, con la garanzia di stanziamento in risorse per il miglioramento ambientale, teso a favorire la riproduzione naturale della fauna selvatica, rivalutando e bonificando riserve e parchi naturali già esistenti, quali serbatoio insostituibile favorevole allo scopo.
-La modifica della Legge sulla caccia.
-Non ultima, la riorganizzazione dell’Assessorato Regionale all’Agricoltura e alla Pesca, accorpandovi anche la materia Caccia, in modo assai più logico e razionale, per motivi facilmente intuitivi, come del resto avviene nelle regioni italiane meglio di noi strutturate.
COSA NON VOGLIAMO
-Essere considerati dalle Istituzioni per i nostri diritti e per il nostro impegno, e non solo per il contenimento dei cinghiali e/o controllo gratuito
ed incondizionato del territorio.
-Le Aziende Agro Turistico Venatorie fuori legge.
-L’istituzione degli ATC, in quanto la loro eventuale istituzione sarebbe semplicemente un disastro.
In riferimento alla Nota su scritta, ci preme sottolineare, la posizione condivisa dalla maggior parte delle AAVV e di altrettanti Cacciatori Sardi: quella cioè di DICHIARARSI assolutamente contrari all’istituzione degli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC), e conseguenti Provinciali. Rite- niamo gli stessi, Figli di una legge quadro obsoleta (157/92), che per molti aspetti, snatura, tutte quelle dinamiche, che fino ad allora ed anche ad oggi avevano e hanno inquadrato questo tipo di attività, sempre regolamentata, ma in linea con realtà culturali radicate, che, ancora di più, in un contesto come il nostro sono materia coibente nella condivisione di valori e tradizioni. In questa chiave, tale Istituzione (rivelatasi falli- mentare in tutta la Nazione) pone le basi, per l’introduzione di un concetto generale che annulla ed umilia, quel collaudato principio di interscambio sociale che da sempre gli studi antropologici hanno posto come base di crescita tra le Genti. Non si può pensare, che in una realtà come la nostra, dove l’Insularità sfavorisce e limita l’interscambio, si possano creare ulteriori confini, questa volta artificiali, che ancora di più, ghettizzerebbero le persone che vi vivono. Critichiamo molto, questa risoluzione palesemente antipopolare e non in linea con quanto vissuto, esosa e settorialista, probabilmente causa di tanti malumori e tensioni dovute alla chiusura coatta di territori segnati da una penna e cancellati da una spugna. Riteniamo che, in ragione delle problematiche e delle dinamiche che si sviluppano all’interno di un territo- rio, regole di questo tipo non possano essere un copia ed incolla di realtà differenti, ma debbano ubbidire a suggerimenti di Leggi non scritte, frutto di esperienze di una storia pregressa che ha formato tale Regione. Allo scopo, siamo convinti, che in un “ Teatro” come questo, il Primo “Attore” debba essere il Popolo Sovrano e non incaricati funzionari, che ignorando quanto esposto, impongono regole e principi digiuni di valori e molto poveri di quella affinità elettiva che in questo contesto ed in questa realtà ha reso possibile la conservazione di una Biodiversi- tà che il mondo ci invidia. Auspichiamo, che in ragione ad un’Autonomia Regionale, che lo Stato ci riconosce, si possa legiferare in maniera concreta e razionale rispettando una volontà che unisce e non separa, in un Territorio Libero da regole ostative, imposte da uno Stato che ha deciso per altri e non vuole capirne ragione.