Non è più soltanto il colpo di fucile e la morte immediata, senza sofferenze. Per i cervi e i cinghiali che finiscono nelle trappole dei cacciatori di frodo sono tempi terribili. Minuti trascorsi con un laccio di ferro stretto intorno al collo, ad una zampa. Una prigionia che può durare ore, giorni: crudele e dolorosa. E se la vita non sfugge via in fretta, allora ci pensano i bracconieri a straparla ai poveri animali. Spesso, a colpi di pietra.
La denuncia è stata fatta ieri mattina dal direttore dell’Ispettorato ripartimentale del Corpo forestale Giuseppe Delogu durante la conferenza di presentazione dell’attività antibracconaggio svolta dai ranger nelle province di Cagliari e del Medio Campidano durante il 2010.
I SASSI Agonie terribili, vere e proprie lapidazioni. Eppure il bracconaggio non ammette l’arresto, non rientra nella legge che punisce severamente il maltrattamento degli animali. Per questo la Forestale, davanti a un buco legislativo e una giurisprudenza che andrebbe rivista, sta da tempo incrementando le denunce alla Procura della Repubblica contro i cacciatori di frodo colti sul fatto anche per il reato di maltrattamento di animali. «Sia chiaro, spetta alla magistratura decidere come valutare i fatti – ha detto Delogu – ma noi inseriamo nel nostro rapporto anche una relazione sul maltrattamento quando queste azioni sono manifestamente crudeli e assolutamente inutili e gratuite».
LE TRAPPOLE Lacci realizzati da mani esperte con i crini di cavallo. Con sottili fili di nylon. Trappole mortali per piccoli volatili da trasformare in preziose grive da vendere nel mercato clandestino de is tacculas. Ne hanno sequestrato 69.500 in un anno, le guardie forestali. Insieme a 4.107 bacchette per l’uccellagione, 479 reti, 1.770 cavetti d’acciaio per cervi e cinghiali, 952 trappole a scatto. Ancora: 3.112 i tordi e i piccoli uccelli sequestrati (a fronte di 125 liberati e salvati), 14 cervi (4 quelli salvati), 25 cinghiali (19 sottratti a morte certa dalle trappole e rimessi in libertà, 6 lepri e conigli e 3 pernici. «Una novità assoluta – ha spiegato Delogu – è stata la scoperta della vendita di lepri e pernici via internet. In un sito abbiamo scoperto alcune persone di Serramanna che proponevano animali catturati illegalmente al prezzo anche di cento euro a coppia. Naturalmente sono state denunciate all’autorità giudiziaria».
LE INDAGINI Dodici mesi di lavoro in montagna con il coinvolgimento delle stazioni della provincia e del Medio Campidano e degli 007 dell’Ispettorato. Centonovanta i servizi mirati in un anno, 75 uomini utilizzati nella lotta contro il bracconaggio e 175 comunicazioni di reato con 58 indagati per fatti commessi da persone impegnate nell’esercizio venatorio. Fra le sanzioni amministrative rilevate nelle giornate di caccia anche 39 casi di violazione della distanza minima da strade e case.
«La maggior parte dei cacciatori si comporta bene e rispetta le regole – ha detto il direttore dell’Ispettorato ripartimentale – abbiamo riscontrato casi in cui si spara in prossimità di abitazioni: è una situazione genera allarme».
LA DROGA C’è un dato, raccolto dal Corpo forestale ed elaborato nella statistica di fine anno, ma che aveva già avuto riscontri nel 2009 e pure l’anno precedente, che riguarda il profilo del bracconiere. Quello di un ingresso nel mondo della caccia di frodo di tossicodipendenti. Il 40 per cento delle persone denunciate sono disoccupati con problematiche legate all’uso di sostanze stupefacenti, un altro quaranta per cento è costituito da pensionati, il restante venti per cento da giovani e meno giovani con lavori saltuari e comunque poco remunerativi. Nonostante nella rete dei ranger siano finiti, a volte, bracconieri che non avevano centro bisogno di integrare i loro stipendi.
ANDREA PIRAS
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