ALGHERO. Sono troppi e mettono a rischio il delicato ecosistema dell’area protetta. Così la dirigenza del Parco di Porto Conte ha dovuto abbattere 165 cinghiali.
Tutto è naturalmente avvenuto con il benestare dell’assessorato regionale all’Ambiente. Per la cattura degli ungulati, che ormai facevano il bello e cattivo tempo nell’area naturale, sono state utilizzate delle speciali gabbie, ma sono arrivati anche cacciatori selezionati.
La popolazione dei cinghiali – che tra il 1999 e il 2007 aveva raggiunto numeri allarmanti a causa di una proliferazione incontrollata – già da due anni è oggetto di un piano di contenimento da parte del Parco naturale. Per contrastare il fenomeno è addirittura nato un coordinamento composto dal Parco di Porto Conte, dal Corpo forestale e di vigilanza della Sardegna, dell’Ente Foreste, della Provincia di Sassari e infine dai Servizi veterinari dell’Asl 1 di Alghero.
«Il nostro compito – precisa il presidente del Parco di Porto Conte Francesco Sasso – resta ovviamente quello di tutelare tutte le specie faunistiche e vegetali, tuttavia, laddove alcuni animali mostrino segni di crescita incontrollata, è nostro obbligo istituzionale procedere alla loro gestione, anche in un’ottica di preservazione degli habitat e delle altre specie».
Non c’è dubbio che i cinghiali, almeno così numerosi, per un’area naturale rappresentino un vero pericolo. «E infatti – continua Sassu – abbiamo avviato tutte le iniziative necessarie per alleviare i disagi».
Eppure l’abbattimento di 165 capi ha raggiunto solo in parte gli obiettivi prefissati. Così la «caccia grossa» sarà presto riaperta. «Attraverso i nostri censimenti – commenta il direttore del Parco di Porto Conte Vittorio Gazale – la densità di popolazione continua ad attestarsi intorno ai 12/13 cinghiali ogni 100 ettari. Una situazione certamente non sostenibile sulla base delle risorse trofiche e ambientali del Parco».
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