L’Università di Sassari ha organizzato lo scorso 25 ottobre una giornata di studio dedicata alla “Fauna selvatica in Sardegna e le sue problematiche gestionali”, Il Dipartimento di Medicina Veterinaria, la scuola di specializzazione in “Sanità Animale, Allevamento e Produzioni Zootecniche” e la scuola di dottorato di ricerca in “Scienze veterinarie” dell’Ateneo hanno unito le forze per proporre a tutti gli interessati, e non solo agli addetti ai lavori, un incontro informativo suddiviso in due sessioni: la prima ha preso in considerazione esperienze di gestione sanitaria della fauna selvatica in Italia, aspetti normativi e operativi propri della fauna selvatica in Sardegna e il ruolo della ricerca scientifica; la seconda sessione è stata dedicata soprattutto al cinghiale, con valutazione degli aspetti gestionali e sanitari e le possibili implicazioni sull’epidemiologia nell’Isola di importanti patologie come la trichinellosi e la peste suina africana.
A proposito di trichinellosi, in particolare, sono stati divulgati anche i dati relativi alla diffusione nella volpe. Infine è stata effettuata un’ampia carrellata sulle più importanti forme parassitarie da elminti nel cinghiale della Sardegna. “Allo stato attuale in Sardegna la situazione faunistica non è certamente soddisfacente- dichiara il professor Salvatore Naitana, direttore del Dipartimento di Medicina Veterinaria- L’espansione dell’allevamento dell’ovino domestico, l’incremento della costruzione di strade, il crescente interesse turistico e la presenza annuale della piaga degli incendi hanno determinato una frammentazione del territorio con una continua sottrazione di spazi disponibili per le specie selvatiche”.
Eppure la nostra regione risulta fra quelle italiane a più alta valenza faunistica, dal momento che annovera specie animali di rilevante interesse ambientale come il muflone, il cervo, il gatto selvatico e il grifone. La Regione Sardegna ha istituito diversi piani d’intervento per il recupero delle aree naturalistiche e per la tutela delle specie faunistiche. Tuttavia nuovi problemi si presentano nella gestione della specie faunistiche presenti in Sardegna.
Fra tutte, il cinghiale rappresenta al contempo un problema e una risorsa. Spiega Antonio Scala, professore di Parassitologia all’Università di Sassari: “Nell’ambito di un monitoraggio della patologia dei selvatici in Sardegna, lo studio del cinghiale -Sus scrofa meridionalis- è giustificato da numerose ragioni fra le quali la verifica di analogie con la medesima infezione nel suino domestico, l’accertamento di eventuali azioni patogene sui principali distretti parassitati, la valutazione dei rischi zoonosici derivanti dal consumo delle carni di cinghiale (vedi Trichinellosi e Sarcocystis suihominis); ancora, è utile verificare se la diffusione del protozoo possa essere messa in relazione con la densità della popolazione di cinghiali nel territorio isolano”. La specie in Sardegna è in continua espansione, con una presenza di 106.000 capi circa e una densità di 4,41 cinghiali per 100 ettari.
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