Torna la paura a Orgosolo per la trichinellosi, dopo il ricovero avvenuto venerdì scorso nell’ospedale San Francesco di Nuoro di un’intera famiglia. Lì l’équipe del reparto Malattie Infettive, guidata da Pietro Mesina, ha fatto i primi accertamenti e somministrato mebendazolo e albendazolo, fermando l’infezione provocata dalla larva che sopravvive nella carne cruda.
Il più grave è uno dei due figli, ma entrambi (di 22 e 26 anni), come il padre e la madre (di 47 e 43 anni), sono fuori pericolo. Mentre migliorano le condizioni della famiglia di Orgosolo, almeno altre dieci persone tra parenti e amici sono tenuti sotto stretta osservazione. E nel paese, dopo cinque anni di calma, torna l’incubo epidemia. Gli ultimi casi in paese risalgono al 2007 e al 2005.
I sintomi sono: nausea, vomito, febbre alta, forti dolori muscolari, problemi a vista ed edemi sul viso e sul corpo. L’infezione è provocata dalla larva che si annida nella carne cruda di maiale e nelle salsicce.
Ieri mattina i sanitari del dipartimento di Prevenzione animale della Asl hanno sentito la famiglia ricoverata e sequestrato le carni «sospette». Carni che domani verranno spedite all’istituto zooprofilattico della Sardegna per gli accertamenti di laboratorio. Sarà l’Istituto superiore di sanità, dopo aver proceduto alla tipizzazione dei tessuti, a dire se si tratta ancora una volta di trichinella Bitrovi, come nei casi del 2005, o di un altro parassita. Intanto per i responsabili della Sanità animale scatta l’allarme finalizzato a circoscrivere il focolaio che da Orgosolo potrebbe estendersi su tutto il territorio. E a ore è attesa una ordinanza del sindaco che, nei due precedenti del 2005, aveva ordinato di requisire e bruciare tutte le carni sospette.
L’Azienda sanitaria nuorese assicura che i servizi sanitari preposti (Igiene pubblica, veterinari, Malattie infettive) hanno messo in campo tutte le azioni previste dalla procedura e stanno seguendo passo passo l’evolversi della situazione. Dai primi rilievi epidemiologici risulta il coinvolgimento di un solo nucleo familiare, ma “pur senza allarmismi” la Asl di Nuoro sollecita la comunità a non sottovalutare il problema e ricorda che la trasmissione della trichinellosi può essere prevenuta osservando alcune indispensabili norme igienico-sanitarie: il più importante è quello di far esaminare da un veterinario la selvaggina e i maiali macellati a domicilio per determinare l’eventuale presenza delle larve del parassita nelle carni. Si tratta infatti di una malattia che nell’uomo si trasmette esclusivamente per via alimentare, attraverso il consumo di carne cruda o poco cotta contenente le larve del parassita.
Per evitare l’infezione a carne va consumata ben cotta, in modo che le eventuali larve presenti vengano inattivate o distrutte dal calore (è sufficiente 1 minuto a 65°C). Il colore della carne deve virare dal rosa al bruno.
Il decorso della malattia è diverso a seconda delle parti in cui si incistano le larve: il diaframma e i muscoli degli arti sono quelle «preferite» dalla larva. Il decorso diventa più grave se le larve vanno a finire nei muscoli del cuore. Decisiva la tempestività nelle cure: un edema alla gola, se non è preso in tempo, porta infatti alla morte per soffocamento.
Adriana Ruggeri
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