Sono arrivate dal Sudamerica e hanno scoperto che, tutto sommato, il clima della Sardegna meridionale non è male. E, ora, le nutrie (myocastor coypus per gli zoologi) hanno colonizzato le zone umide del Cagliaritano. In teoria, non dovrebbero creare particolari problemi perché questi roditori sono erbivori. In realtà, le due colonie più numerose, a Santa Gilla e nel parco di Molentargius, si stanno rivelando particolarmente dannose: a Santa Gilla, attraversano regolarmente la pista di atterraggio dell’aeroporto di Elmas. A Molentargius, invece, stanno ostacolando la nidificazione degli uccelli stanziali e stanno distruggendo gli argini che separano i diversi canali.
L’ARRIVO Un problema serio anche perché questo roditore è particolarmente prolifico. Non è stato effettuato ancora un censimento ma si calcola che, all’interno del parco, ci sono qualche centinaio di nutrie. Si sono moltiplicate a tempo di record. «Il primo avvistamento», racconta la naturalista dell’Ente Parco Alessia Atzeni, «risale al 2006». Difficile capire come sia arrivato sino a Molentargius. «Probabilmente, seguendo i vari canali, da Santa Gilla si è spinto sin qua». Ma come una specie sudamericana ha messo radici in Sardegna? «Era stata importata per la sua pelliccia: qualche anno fa, il castorino consentiva anche a persone che non avevano grosse disponibilità finanziare di potersi permettere il costoso indumento». Qualche fuga dagli allevamenti, qualche animale lasciato libero. E le nutrie si sono installate anche in Italia.
I PROBLEMI E creano non pochi problemi agli animali autoctoni. «In particolare, spaventano gli uccelli che nidificano proprio nelle zone in cui le nutrie vanno a cercare cibo». I roditori si nutrono, in particolare, dei germogli delle canne. «Proprio il cibo preferito da una delle nostre specie protette, il pollo sultano». La nutria non attacca gli altri animali ma, essendo di taglia relativamente grande, spaventa gli uccelli. E, camminando alla ricerca di cibo, può rompere le uova dei volatili che hanno nidificato in terra. A Molentargius crea anche un altro problema: i vari canali portano diversi tipi d’acqua; la nutria scava, mette in comunicazione le acque differenti e danneggia gli argini. Tra l’altro, c’è anche il rischio che possa essere portatrice di pericolose malattie, come la leptospirosi.
GLI INTERVENTI Impossibile la convivenza tra le nutrie e le altre specie di animali. Ma come intervenire? «In Inghilterra sono stati necessari dieci anni per eradicare questi roditori». Un intervento, tra l’altro, particolarmente costoso. «Per il momento», spiega Marco Loddo, direttore pro tempore del Parco, «sono stati attivati interventi di contenimento». Cioè, si cercherà di uccidere il maggior numero possibile di nutrie. Tenendo, però, conto di una serie di problemi: in primo luogo, lo smaltimento delle carcasse risulta molto costoso. E poi, in una situazione come quella del parco di Molentargius, non possono essere usate le armi. «Dunque, cercheremo di intrappolare le nutrie nelle gabbie, facendo, al tempo stesso, attenzione a non catturare altre specie». Una volta catturati, i roditori verranno uccisi con iniezioni letali. «Ma una battaglia vera e propria», conclude Alessia Atzeni, «può essere combattuta soltanto se viene coinvolto l’intero territorio regionale».
MARCELLO COCCO
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