Etica venatoria e sicurezza: riflessioni della FIDC – Ars Venandi

Etica venatoria e sicurezza: riflessioni della FIDC

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Etica venatoria e sicurezza: riflessioni della FIDC

Sulla rivista “Il Cacciatore Italiano”, organo ufficiale della Federazione Italiana della Caccia, n° 4/Agosto-Settembre 2010, nell’editoriale dal titolo “Caccia Moderna e regole” il Presidente Nazionale della Fidc Gianluca Dall’Olio ha richiamato l’attenzione dei colleghi cacciatori
“…sull’importanza del corretto comportamento ispirato dall’etica venatoria, vale a dire da quell’insieme di regole antiche, scritte e non scritte, che rappresentano l’identità storica, culturale e sociale della caccia, cui ciascun cacciatore ha il dovere morale di attenersi al fine di esercitare la propria passione in maniera corretta verso se stesso, verso gli altri e verso la fauna, senza la quale non esisterebbe più la caccia.”
Continua poi ricordando che
“…prima di essere cacciatori siamo persone civili, ed il cacciatore è civile e corretto nei confronti dei colleghi, degli altri fruitori dell’ambiente e, ovviamente, della selvaggina che è legittimo oggetto del prelievo, con l’attenzione ed il rispetto per la fauna protetta. Allo stesso modo sono norme di comportamento utili e necessarie quelle che impongono l’assoluto rispetto della sicurezza con coscienza propria ancor prima che seguendo le regole imposte dalla legge, rinunciando a sparare qualche colpo pur di praticare l’attività venatoria in condizioni di assoluta sicurezza e tranquillità per se e per gli altri”.
Ad un lettore frettoloso e poco attento potrebbero queste apparire quali considerazioni ovvie e del tutto scontate, ripetutamente riproposte da più parti sino allo sfinimento. Purtroppo però anche gli ultimi gravissimi incidenti verificatisi sin dalle prime giornate di questa stagione venatoria sono l’evidente dimostrazione che c’è sempre qualcuno che non rispetta le più elementari regole e norme di sicurezza, con conseguenze assai gravi e talvolta tragiche.
Di incidenti ne capitano certamente in tutti i campi ed in tutte le attività umane, ma nell’esercizio della caccia tali vicende sono la diretta conseguenza di troppi comportamenti “sbagliati”, o peggio, talvolta irresponsabili dei diretti protagonisti.
I comportamenti invece da tenere abitualmente son quelli che antepongono, in assoluto, la tutela della propria e dell’altrui incolumità (compresa quella del nostro fedele ausiliare).
Comportamenti corretti e rispetto anche delle più elementari norme di sicurezza vanno certamente osservati in ogni pratica venatoria, ma ancor più sono da perseguire nel corso delle battute al cinghiale. I numerosi e gravi incidenti verificatisi anche nel recente passato (certamente troppi per poter pretendere di liquidarli tutti semplicisticamente come frutto di tragiche fatalità) hanno sempre evidenziato la presenza di alcuni elementi in comune quali imperizia, improvvisazione, ma soprattutto imprudenza.
Si rilevano infatti, con reiterata frequenza
comportamenti che vedono del tutto “normale” uno scriteriato ( e illegittimo ) utilizzo delle cartucce a pallettoni, di cui è ben nota la particolare pericolosità, oppure la irresponsabile esecuzione di improvvisate battute anche in prossimità di strade e di abitazioni, o ancora lo sparare con estrema precipitazione alla sola percezione di un minimo rumore o al semplice agitarsi della vegetazione, prima ancora di vedere a cosa o a CHI (!!!) si spara, oppure l’insana abitudine di muoversi dalla posta, o ancora quella di raggiungerla, o di abbandonarla a fine battuta, sempre con l’arma carica, o di sparare ad ogni costo ed in ogni condizione anche quando il semplice buon senso può ingenerare il pur minimo dubbio circa l’inopportunità di quella fucilata. Un cinghiale che se ne va non è certamente un dramma. Una fucilata azzardata può provocarlo.
Ora anche in Sardegna è stato imposto per legge l’obbligo di indossare indumenti ad alta visibilità durante le battute di caccia al cinghiale, peraltro già in uso da tempo presso molte compagnie di cacciatori, certamente un valido contributo per la sicurezza. Teniamo però sempre presente che il gilet è semplicemente un mezzo, certamente assai efficace, per renderci più visibili anche nella vegetazione agli occhi dei compagni di battuta. Nulla di più. Non ha poteri magici che ci possano proteggere in ogni circostanza. Certamente non è “antiproiettile”.
Impegnamoci quindi tutti a perseguire in ogni circostanza, con tenace determinazione, la volontà di porre sempre la PRUDENZA quale regola inderogabile nell’esercizio della caccia al fine di evitare che momenti di intrattenimento e di socializzazione possano invece trasformarsi in tragici eventi.

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